Senza permesso e per amore – sala 2
La seconda sala espositiva inizia con una selezione di 7 Streap. Il nome deriva dall’unione delle parole inglesi STREAM e STRIP, che significano Flusso e Striscia. Ogni opera è una ‘striscia’ di formato, che contiene il ‘flusso’, bloccato in sei momenti, di una performance e di un video di LIUBA. STREAM+STRIP = STREAP. I momenti rappresentati sono sei videostill, tratti da performance e video dell’artista. Le strisce nel loro insieme formano una installazione in divenire, mobile e variabile.
VIA D’USCITA. STREAP #10, 2000-2007. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed 1 di 7. Luogo e anno: Praga Café, Bologna, 1996; Villa Serena, Bologna, 2000; Exit, Bologna, 2001; Circ. Cult. B. Brecht, Milano, 2001, Spazio Comunale, Biella, 2001. Video: 2000 Italy, colors, 13’00” ed. 3 + 2ap | Estratto 4’54’’: link al video
‘Nel finale della performance, nuda, mi lavo la faccia. E’ una Via d’uscita per esistere, per esserci’. LIUBA
Il progetto si concentra sulla proposta di un modus vivendi che contrasta con quello convenzionale dominante, secondo il quale sembra ovvio rinchiudersi in luccicanti scatole protettive, confortanti schemi, ideologie, ritmi e legami. Il lavoro parte dalla consapevolezza, sofferta e vissuta, di quanto siano vincolanti questi schemi e di quanto sia doloroso vivere senza la libertà di essere sé stessi profondamente. La performance comincia con l’artista imprigionata dentro due grandi scatole bianche, indossate come un vestito, dalle quali emergono solo le braccia, parte delle gambe e il viso, anch’esso dipinto di bianco. Una serie di poesie dell’artista viene proiettata sulla parete alle sue spalle e sul suo corpo. Le scatole, che imprigionano e impediscono i movimenti, sono le maschere dietro cui nascondersi che, sul finire della performance, vengono distrutte e rivelano il corpo nudo dell’artista. L’eliminazione del superfluo, la liberazione dagli schemi fa emergere il nostro vero volto, il nostro vero corpo, la nostra natura libera.
VIRUS. STREAP #2, 2004-2007. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 2 di 7. Luogo e anno: ArteFiera, Bologna, 2004. Video: 2004, Italy, colors, 11’54” ed 3 + 2ap | Estratto 4’07’’: link al video
‘Virus rende concreti e visibili, in maniera provocatoria e ironica, i meccanismi sociali e individuali della bulimia dell’acquisto, che si avverte non solo nel mondo dell’arte ma anche nella vita quotidiana’. LIUBA
L’artista si presenta all’Opening di ArteFiera 2004 ricoperta da bollini rossi solitamente utilizzati per segnalare la vendita di un’opera, applicati sul vestito, sulla borsa, sul cappello e veletta, sui guanti e direttamente sulla pelle. Girando per gli stand della Fiera, senza permesso, li applica sui pannelli espositivi in modo casuale. L’azione ha generato una grande confusione tra le opere effettivamente vendute e quelle ‘contaminate’ dal suo gesto, provocando reazioni divertite, incredulità e irritazione. La performance è una riflessione sui meccanismi del mercato dell’arte, in cui risulta più importante quanto si possiede a scapito della qualità.
THE SLOWLY PROJECT. ART IS LONG, TIME IS SHORT. STREAP #3, 2004-2007. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 1 di 7. Luogo e anno: Art Basel, Basilea, 2004. Video: 2004-2009, Switzerland-Italy, colors, 14’45” ed 5 + 2ap | Estratto 3’54’’: link al video
‘Sembra che oggi se non si riesce a star dietro al continuo correre delle cose, annaspando nel cercare di far stare ‘tutto’ nella giornata, si perda il treno per sempre. Invece, penso che le cose importanti avvengano con lentezza, quando vogliono loro, e che una disposizione d’animo rilassata e lenta permetta di vedere ciò che altrimenti sfugge tra le mani’. LIUBA
The Slowly Project è un’opera d’arte performativa e video che si è svolta in diverse città europee e statunitensi, in cui l’artista compie gesti quotidiani a rallentatore. Cammina per strada, compra qualcosa, visita fiere d’arte, muovendosi lentamente. Le reazioni delle persone sono raccolte nelle opere video che documentano le performance. Il progetto nasce da una riflessione sulla frenesia che caratterizza il vivere contemporaneo. Il progetto è anche un lavoro sul tempo: prendere il proprio tempo, il proprio ritmo, al di là dei modelli preconfezionati e imposti. La lentezza come metafora del contrasto tra tempo personale e tempo sociale, tra interiorità ed esteriorità. In The Slowly Project. Art is long, Time is short l’artista si focalizza sul concetto di ‘lentezza’ intesa anche come una possibile definizione dell’Arte. Nell’Arte vi è un lavoro interminabile di ricerca, un continuo provare, un continuo tentare di avvicinarsi all’intento, che può essere più lungo della vita di ciascuno. Attraverso l’uso del suo corpo, l’artista esprime questo concetto creando due differenti livelli di tempo. La performance si è svolta durante l’Opening di Art Basel e nei due giorni successivi. ”Bien qu’on ait du coeur à l’ouvrage, L’Art est long et le Temps est court.”C. Baudelaire, Les Fleurs du Mal (XI. Le Guignon).
I LOVE TO SEE THE ARMORY. STREAP #5, 2006-2007. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 1 di 7. Luogo e anno: The Armory Show, New York, 2006. Video: 2006, Usa, colors, 12’21” ed 3 + 2ap | Estratto 4’45’’: link al video
‘Tutti vedevano che non riuscivo a vedere, ma mostravo il contrario. Credere di vedere capita a moltissime persone, nella nostra società e nel mondo dell’Arte’. LIUBA
I love to see the Armory si è svolta a New York presso l’Armory Show e ripropone la performance de ‘Il Cieco di Gerico’ che l’artista ha realizzato per la prima volta all’Opening della Biennale di Venezia nel 2003. Contesti e luoghi geografici differenti hanno generato reazioni ed esiti diversi. L’artista indossa un paio di occhiali ricoperti di stucco che le impediscono di vedere, cammina con disinvoltura tra le opere e il pubblico, comportandosi come se vedesse. La performance, il cui titolo è tratto dall’omonimo brano evangelico, racconta di una cecità esistenziale, metaforica, assoluta, che può essere curata attraverso la presa di coscienza della situazione.
RIMINI RIMINI. STREAP #8, 2003-2007. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 1 di 7. Luogo e anno: Spiaggia di Rimini, 2003. Video: 2003, Italy, colors, 3’56” ed 3 + 2ap | Estratto 2’35’’: link al video
‘La vacanza può essere il risultato di una scelta omologata? Ci accorgiamo di essere inscatolati oppure lo scegliamo? E’ l’omologazione stessa a darci sicurezza e a caratterizzare anche quelle attività tendenzialmente sottoposte a maggiore libertà, come il divertimento e la scelta delle vacanze?’ LIUBA
Rimini Rimini è un progetto video e fotografico sviluppato a partire dall’omonima performance realizzata nell’affollata spiaggia riminese il 15 agosto 2003. L’artista si è presentata in spiaggia indossando due cubi bianchi di cartone, che davano forma alle scatole invisibili in cui siamo, spesso inconsciamente, imprigionati. L’azione performativa riflette in modo ironico e provocatorio sugli schemi e le abitudini stereotipate che caratterizzano le scelte e i comportamenti umani.
THIS IS THE BEST ARTWORK. STREAP #25, 2019-2023. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 1 di 7. Performance: Opening della Biennale di Venezia, 2019. Abito della Performance: in collaborazione con la modellista Valentina Donadel. Video: 2019-2022, 3’45”, Italy, colors, ed. 3 + 2 ap | Estratto 2’25’’: link al video
‘È con grande emozione e grande gioia che in occasione della Biennale di Venezia 2019 ero pronta a dire al mondo che saremmo stati in due!’ LIUBA
Nel 2019, durante l’Opening della Biennale di Venezia, Liuba decide di creare a sorpresa un’opera d’arte performativa per comunicare al ‘mondo’ ciò che considera un dono straordinario. E’ al quinto mese di gravidanza e indossa un abito-scultura da lei disegnato, realizzato in collaborazione con la modellista Valentina Donadel. L’abito copriva per intero il suo corpo, lasciando scoperto solo il ventre, il volto e le mani. Sull’orlo del vestito la scritta ‘THIS IS THE BEST ARTWORK’. La polizia ha bloccato la performance, con grande stupore dell’artista che si è vista circondata e fisicamente ‘censurata’. Successivamente, gli organizzatori hanno concesso l’autorizzazione e permesso all’artista di continuare la performance. La polizia è rimasta a guardare. Fanno parte del progetto tre video nati dalle riprese di backstage in studio, alcuni autoscatti e il libro ’This Is the best artwork’ edito nel 2023 da Campanotto Editore.
REFUGEES WELCOME. STREAP #22, 2013-2023. 6 still video su alluminio incorniciati con legno e plexiglass, 84×28,5×5,5 cm. Ed. 1 di 7. Performance: Kreuzberg Pavillon, Berlino, 14.12.2013 / 14.11.2014. Video: Germany-Italy, 2013-2016, 17’05″ unlimited edition / special edition 3 + 2ap | Estratto 7’35’’: link al video
‘Decisi che non mi interessava presentare un mio lavoro per la mostra; volevo piuttosto dare voce e spazio ai rifugiati e ai loro problemi, invitandoli in Galleria’. LIUBA
Refugees Welcome consiste in una performance partecipativa realizzata con i rifugiati. Il progetto è iniziato nel 2013, quando l’artista è stata invitata al Kreuzberg Pavillon di Berlino. Appena arrivata in città, si è resa subito conto di come la questione dei rifugiati, dei loro diritti fosse molto sentita: molti rifugiati, per protesta, avevano eretto una tenda in Oranienplatz, una piazza strategica del quartiere di Kreuzberg. L’artista decise di dedicare la mostra ai rifugiati, ascoltando le loro storie e lavorando sodo per conquistare la loro fiducia. Divenne per l’artista un’importantissima esperienza umana, al punto che un gruppo accettò di prendere parte a una performance collettiva presso il Kreuzberg Pavillon. Durante l’inaugurazione l’artista ha invitato le persone del pubblico e il gruppo a rimanere immobili e a osservarsi per 12 minuti (12 è il numero simbolo di unità), perché – secondo l’artista – osservare è il primo passo per accettare e rispettare il prossimo.
Il percorso espositivo prosegue con due importanti lavori che fanno parte della serie The Finger and The Moon. Un progetto in progress che riguarda la spiritualità, il rispetto, la tolleranza, il dubbio, i gruppi umani e le differenze.
- The Finger and The Moon #5, Polyptic #1, 2013. Stampa su carta baritata su dibond, plexiglass, vetro e cornice, 175×106,5×3,6 cm. Ed. 1/1 + 1ap
- The Finger and the Moon #5, Polyptic #2, 2013. Stampa su carta baritata su dibond, plexiglass, vetro e cornice, 175×106,5×3,6 cm. Ed. 1/1 + 1ap.
Cominciato nel 2006 con un lavoro di ricerca sulle principali fedi religiose del mondo e sui differenti modi di pregare, l’artista ha avuto l’opportunità di: confrontarsi con l’Imam di una Moschea di Milano imparando la modalità di preghiera nella comunità islamica femminile; discutere di religione ebraica con un Rabbino; indagare la pratica e la spiritualità buddista entrando in contatto con alcuni praticanti di varie confessioni; fare meditazione in un Monastero Zen e conoscere e sperimentare le celebrazioni spirituali dei Nativi Americani in una riserva del Canada.
Il primo capitolo del progetto risale ai giorni 7 e 8 giugno 2007 quando, in occasione dell’Opening della 52° Biennale di Venezia, vestita con un abito speciale ‘multifaith’ simile a una tonaca religiosa e appositamente concepito con la stilista Elisabetta Bianchetti, Liuba ha percorso i padiglioni della rassegna veneziana alternando preghiere delle principali religioni mondiali. In sala è possibile vedere simultaneamente il video della performance della Biennale e della performance eseguita a Città del Vaticano. L’azione ha suscitato reazioni di ogni tipo, dalla sorpresa alla contemplazione, dall’approvazione al boicottaggio.
Video in loop / Proiezione Two channel video
- The Finger and The Moon #1, 2007-2008. Two channel video, Italy, colours 11’43”, HD. Ed. 3+2ap. Performance: Opening della Biennale di Venezia, 2007.
- The Finger and The Moon #2, 2009-2010. Two channel video, colours 12’38”, HD. Ed. 3+2ap. Performance: Città del Vaticano, Roma, 2009.
A seguire:
- With no time #1, 2015-2016. Stampa giclée su carta argento su dibond, 55×77,5 cm. Foto della performance partecipativa presso l’Urban Center di Monza, 2015 (Refugees project). Installazione con tappeto. Ed. Unica.
- Il Cieco di Gerico performative dyptic B, 2003. Fotografia analogica, plexiglass, cornice in legno, vetro, gesso, corda, 56x77x7 cm. Ed. Unica.
- Il Cieco di Gerico performative dyptic A, 2003. Fotografia analogica, plexiglass, cornice in legno, vetro, gesso, corda, 56x77x7 cm. Ed. Unica.
- Jericho Glasses, 2003. Stucco su occhiali vintage. Copie interattive. Performance: The Blind Man of Jericho, 2003; I love to see the Armory, 2006; Tiresia Marittima, 2017.